Costruzione eretta dall’uomo per abitarvi, suddivisa in vani ed eventualmente in piani

Non so quante volte ho dovuto sentire gente lamentarsi di quanto sia faticoso prendere casa, scegliere le mattonelle del bagno, il topper della cucina, gli infissi, il divano, i mobili…stamattina nell’elenco delle fatiche è rientrato pure il porta rotolo della carta igienica e lo spazzolone del cesso.

Ognuno ha i suoi guai giustamente.

Io per esempio trovo faticoso, non aver scelto nulla o poco più nelle 4 case in cui ho abitato negli ultimi 10 anni.  Ho trovato sempre tutto già scelto, ho investito poco nella personalizzazione dei miei spazi perché “Tanto poi dobbiamo andarcene” e perché nessuno ha mai supportato il mio desiderio di rendere veramente casa lo spazio occupato dietro compenso economico, in questa mia vita nomade.

See is not look at, look at is not see

Quello che vedi è nei tuoi occhi, non ne miei.

Io vedo il mio elemento che mi coccola.

Una carezza che mi consola dopo l’ennesimo rifiuto incassato e la ricerca di benessere.

Vedo una coscia grassottella.

Delle bellissime gocce d’acqua su un ginocchio, una schiuma soffice delicatamente scoppiettante.

E tu cosa vedi?

È tutto nei tuoi occhi.

Amo il mio dolore

Amo il mio dolore, quello che ha portato, l’inferno che mi ha fatto passare.

Amo il mio dolore che era in superficie e lo avevo sempre cercato nei miei abissi.

Amo il mio dolore che cercavo sotto terra e che in realtà era lì a pelo d’acqua a galleggiare.

Amo il mio dolore.

Amo come mi ha forgiato.

Amo come mi ha resa.

Amo me.

…m’hai provocato e io ti distruggo!

Troppo stress, troppe ore di lavoro, poche di sonno, tanti impegni, sempre di corsa?!

Il mio corpo dice NO!
Tollera al massimo una settimana e poi m’accoppa con la malattia del momento.

Ho esagerato é vero, ma avrei rallentato questa settimana, giuro!

Niente da fare, lui non perdona…
La punizione?! Un giro sulla giostra  del  virus svuota tutto, con graziose complicazioni che mi porteranno a varcare il reparto di gastroenterologia.

Povera me!

L’insostenibile pesantezza dell’essere umano

Giornata trottoleggiante all’insegna di continue variazioni, spostamenti, progettazione di recuperi, opportunità presunte e mancate, momenti di raccordo, chiacchiere e sproloqui.
Tutto condito da personaggi incombenti, gente che si prende talmente tanto sul serio da diventare molesta e per concludere soggettoni dall’ego spropositatamente enorme. Mia nonna diceva sempre “Chi si loda si sbroda“, ma tant’è.

Fatto questo breve sunto dichiaro ufficialmente conclusa questa giornata,
grazie a dio